La caratteristica principale dell’ipocondria è la credenza, basata sull’interpretazione erronea di segni o sintomi fisici, di avere o stare per sviluppare una grave patologia, senza che un’accurata valutazione medica abbia identificato motivi sufficienti per giustificare questi timori.
Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla (per es., in presenza di importante familiarità), la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata.
L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (es: controlla ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo (per es., evita visite mediche o ospedali).
La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo.
La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo di dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo delirante (tipo somatico).
Questo disturbo è generalmente cronico e in rari casi la remissione è spontanea.
Esso interessa una percentuale che va dall’1% al 5% della popolazione generale, mentre tra i pazienti ambulatoriali, la percentuale attuale si aggira intorno al 5%.
La sua incidenza non varia in base allo stato socioeconomico, la razza, o il livello scolastico dei pazienti.
L’età più colpita è quella adulta, è rara nell’infanzia e più frequente nell’adolescenza e nella vecchiaia. La si riscontra in ambedue i sessi, anche se quello femminile sembra esserne maggiormente soggetto.
Sintomatologia dell’ipocondria
A livello fisiologico si riscontrano:
- alterazione ritmo sonno-veglia;
- mal di testa;
- nausea e vomito;
- gonfiore e dolore addominale;
- diarrea o stitichezza;
- alterazioni del ritmo cardiaco (palpitazioni e aritmie);
- stanchezza e mancamenti;
- crampi addominali;
- intensi dolori di tipo mestruale;
- perdita del desiderio sessuale;
- disturbi urinari;
- disfunzione erettile o problemi dell’eiaculazione;
- sintomi neurologici (nevralgie e dolori di vario tipo, formicolii, cali di forza, alterazioni della sensibilità ecc.).
Ambiente familiare e stili educativi
I sistemi familiari sono stati a lungo osservati come possibili cause della somatizzazione.
Tra i fattori scatenanti citiamo:
- Esperienze correlate alla malattia o alla salute vissute nell’infanzia.
- Predisposizione genetica ai disturbi somatoformi (amplificazione delle sensazioni somatiche, soglia più bassa di stimolazione, minore tolleranza al fastidio).
Gli studi mostrano una correlazione tra stile comunicativo ed emozioni:
- Figura d’attaccamento in cui ci si sperimenta deboli in modo sistematico, ripetitivo, sia con messaggi espliciti che con atteggiamenti iperprotettivi.
- I bambini che presentano difficoltà nell’espressione verbale delle emozioni usano i sintomi fisici per riuscire a comunicare la propria angoscia.
- Quelli che sono investiti da alte aspettative genitoriali possono invece esprimere con sintomi somatici il forte stress a cui sono sottoposti, non ammettendolo né con se stessi e né con gli altri.
- I soggetti depressi o gli ansiosi possono esprimere il loro malessere emotivo con il corpo, come i bambini la cui famiglia nega loro l’opportunità di manifestare una qualunque emozione.
Pensieri disfunzionali nell’ipocondria
La vita dell’ipocondriaco, in misura proporzionale alla gravità del disturbo, può polarizzarsi sul dilemma salute/malattia in modo progressivamente sempre più pervasivo. Infatti il concetto di salute è idealizzato come uno stato definitivo di sanità totale, costruito in uno scenario vago e privo di caratteristiche concrete.
Il soggetto non si sente capace di prevedere la malattia e di influire su di essa ed adotta questa strategia in cui prevedere non solo implica la possibilità di prevenire, ma è di per sé una forma di prevenzione (euristica di prevenzione).
Tra le assunzioni e le convinzioni potenzialmente disfunzionali Salkovskis (1996) cita:
- “I cambiamenti del corpo sono sempre segno di grave malattia”;
- “Ogni sintomo deve potersi ricondurre a una causa specifica e perciò riconoscibile”;
- “Appena c’è qualcosa che non va, ci si deve recare a fare un controllo medico: in caso contrario, sarà troppo tardi”;
- “Se non ti preoccupi per la tua salute, potresti ammalarti”.
Le più comuni distorsioni cognitive presenti nell’ansia connessa allo stato di salute sono:
- la svalutazione dell’importanza di spiegazioni alternative dei sintomi;
- le astrazioni selettive;
- la drammatizzazione.
Il paziente sembra mettere a fuoco solo l’informazione a conferma dell’idea di malattia, sminuendo o ignorando in modo selettivo l’evidenza di buona salute.
Fattori di mantenimento dell’ipocondria
- Fattori cognitivi:
attenzione selettiva su ogni minimo cambiamento fisico;
memoria selettiva rispetto a precedenti esperienze negative di malattia vissute;
rimuginazione;
concentrazione sul Sé: immagine di sé caratterizzata dall’assunzione di essere delle persone fragili, vulnerabili, deboli, facili alle malattie;
errori di pensiero:
catastrofizzazione → la loro preoccupazione per la salute li convincono che la catastrofe avverrà in un futuro più o meno distante;
bias di conferma → ci si sofferma solo sulle informazioni compatibili con il loro essere malati, tutte le altre vengono considerate irrilevanti. - Fattori emotivi: ansia, depressione e rabbia che portano a un aumento dell’arousal (con sensazioni fisiche, alterazioni del ritmo sonno-veglia).
- Risposte comportamentali: ripetuti controlli, evitamenti, comportamenti protettivi, ricerca di rassicurazioni.
Diagnosi differenziale
Attacchi di panico: si distingue per il momento temporale in cui si colloca la catastrofe temuta ossia la morte per grave malattia. Nel DAP la catastrofe è imminente: l’evento temuto avviene durante l’attacco stesso. Nell’ipocondria l’evento temuto può invece verificarsi in un momento futuro imprecisato. Inoltre, il paziente prende in considerazione una più vasta gamma di segni e sintomi, da quelli di poca significatività fine alle sensazioni male interpretate dai soggetti affetti da attacco di panico.
Disturbo delirante di tipo somatico: sono presenti credenze deliranti focalizzate su determinati sintomi somatici. Nell’ipocondria la convinzione patologica non raggiunge proporzioni deliranti.
Dismorfismo corporeo: caratterizzata da preoccupazione di malattia o eccessive preoccupazioni centrate su parti del proprio corpo o sul proprio aspetto, che si presentano nella forma di dubbi e non di certezza.
Disturbo di somatizzazione: non comporta la paura o la convinzione di avere una malattia fisica specifica e grave, ma la preoccupazione riguarda i numerosi sintomi di per sé.
Disturbo d’ansia generalizzato: la malattia non rappresenta il nucleo predominante della preoccupazione, ma è una componente di un disturbo più generalizzato.
Disturbo d’ansia da separazione: le ripetute lamentele di sintomi fisici (mal di testa, dolori di stomaco, nausea, vomito) si verificano solo quando avviene o si prevede la separazione dalle principali figure di attaccamento.
Fobia specifica: il soggetto ha paura di essere esposto a una malattia, per cui l’idea di malattia è vissuta proiettata nel futuro tanto che ha più timore di prendere o di sviluppare che di avere la malattia, di conseguenza ricorrerà più al medico che alle medicine.
Disturbo ossessivo compulsivo: è caratterizzato non tanto dal timore di avere una malattia, ma dalla paura eccessiva e irrazionale di ammalarsi o di far ammalare qualcun altro tramite contagio e, in genere, da rituali di lavaggio ed evitamenti volti a scongiurare tali paure.
Disturbo depressivo maggiore: possono essere presenti sintomi ipocondriaci, ma il quadro clinico è dominato dai sintomi della serie depressiva (disperazione, idee suicide, abbassamento dell’autostima) che sono assenti nella fenomenologia ipocondriaca.
Bibliografia
American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. (DSM-5) Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
Leveni D., Lussetti M., Piacentini D. (2011). Ipocondria. Guida per il clinic e manuale per chi soffre del disturbo, Centro Studi Erickson.
Sassaroli S., Lorenzini R., Ruggiero G.M. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Milano: Raffaello Cortina Editore.